Il Facial Processing è una tecnologia di apprendimento profondo (deep learning) utilizzato dalle intelligenze artificiali per riconoscere i volti delle persone – e dunque risalire alla loro identità – sfruttandone i dati biometrici, ovvero l’insieme delle caratteristiche fisiche (come le impronte digitali, l’iride, la fisionomia del volto) che contribuiscono all’unicità di ciascun individuo.
Le tecnologie di elaborazione facciale permeano ormai la nostra vita di tutti i giorni, sono comunemente presenti in quasi tutti gli smartphone e hanno un’ampia gamma di utilizzi: possono, ad esempio, essere usate per valutare la soddisfazione del cliente a partire dal rilevamento del loro sorriso, per determinare le caratteristiche demografiche di una popolazione, per indicizzare immagini e contenuti digitali, ma anche a fini di sorveglianza e monitoraggio.
Foto di Elisabetta Carrubba
Hack & Seek è un workshop curato da Melani De Luca nell’ambito del corso Metodi e Strumenti per la Rappresentazione, che si interroga in modo critico sul riconoscimento facciale esplorandone i lati oscuri: nonostante le numerose applicazioni positive, infatti, questa tecnologia è anche vulnerabile agli abusi e può essere associata a pratiche predatorie di raccolta dati e a forme di controllo o targetizzazione che possono portare a fenomeni di discriminazione, intenzionali o involontari.
In questo laboratorio abbiamo sperimentato varie tecniche di camuffamento – analogiche e digitali – per eludere i sistemi di facial recognition, ispirandoci a CV Dazzle di Adam Harvey, uno dei primi sistemi di mimetizzazione in grado di ingannare e confondere gli algoritmi di visione artificiale, pur rimanendo visibile agli osservatori umani.
Foto di Elisabetta Carrubba