L’Accademia Abadir, in occasione della sua partecipazione al progetto BIENNALE SESSIONS, ha incontrato a Venezia l’architetto portoghese Manuel Aires Mateus.
Durante il seminario con gli studenti di Abadir, a cura di Luigi Pellegrino, è stata presentata l’installazione proposta da Aires Mateus, per la 15. Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia, Reporting from the front diretta da Alejandro Aravena.
Il seminario si è svolto in forma di conversazione tra Aires Mateus, i docenti e gli studenti presenti, esplorando i temi del progetto di architettura a partire dall’idea della compressione dello spazio: Fra terra e cielo, pavimento e soffitto, due elementi a sviluppo orizzontale per sondare il limite dello spazio lungo la verticale del corpo; non più il muro come misura e limite dello spazio, quasi una rifondazione dell’architettura.
Sul seminario di Abadir e il progetto di Aires Mateus ha scritto Chiara Rizzica per “Gli Stati Generali”:
«[…] Francisco e Manuel Aires Mateus (Portogallo) hanno costruito una piccola camera tutta nera e hanno inciso una collezione di sezioni senza fine nello spessore delle pareti. Una fessura continua che corre su tutto il perimetro all’altezza dell’occhio umano, illuminata da dentro. C’è il cubo scavato, c’è una pancia, c’è una casa dentro un’altra, c’è lo spigolo vivo (tradizione) e c‘è la linea concavo-convessa (novità), ci sono spazi riconoscibili “alla maniera” dei loro progetti e ce ne sono degli altri che-chissà-un-giorno-si vedrà. È uno spazio, non un’istallazione per l’esposizione di un’opera, e se lo sono progettato e costruito a misura del loro lavoro perché è quello il centro della questione. È talmente semplice e bello che chi entra dentro per prima cosa si diverte, percorre con la mano il contorno, tasta al buio, fa una carezza all’architettura. Si ambienta, prende le misure. Poi ci pensa su e si accorge che è un documento rigoroso di un’attività instancabile di studio e prove di spazi, sempre più spinta oltre la linea del proprio fronte, sezione dopo sezione, calco dopo calco, e che mai come in questo caso l’immaginario del limite è così aderente al metodo di lavoro. È forse la versione più vera e onesta del Reporting from the front, e anche la più sensuale.
Ne ha parlato a lungo lo stesso Manuel Aires Mateus durante la prima delle Biennale Sessions, il progetto speciale dedicato a Università, Accademie di Belle Arti e Istituti di Formazione Superiore. L’elenco dei partecipanti è lunghissimo a testimonianza del fatto che la mostra internazionale di architettura è sempre la più importante del mondo, anche per i giovani e per le scuole. Ad aprire la sessione 2016, sabato 28 Maggio, c’era Abadir, Accademia di Design e di Arti visive di Catania con cinquanta studenti e Aires Mateus, invitato per l’occasione da Lucia Giuliano e Luigi Pellegrino, per parlare del progetto per la Biennale e poi di tutto quello che serve a fare appassionare gli studenti: il lavoro, i viaggi, i luoghi dell’anima e quelli archetipi, la vita da studente e da architetto, come si organizza uno studio, com’è insegnare – e com’è imparare: «studiare e provare», i libri e internet – Borromini e Niemeyer, l’arte e il design, e ancora come si costruisce oggi e in che direzione spinge l’innovazione tecnologica – nessuna: «l’architettura è oggi del tutto low-tech» – e la “parabola” del vaso, architetti o designer, lavoriamo tutti per costruire un intorno di quel qualcos’altro che è il vero oggetto del nostro lavoro: uno spazio contenuto in una forma, che ha vita in sé diceva Henri Focillon. […]»
Leggi qui tutto l’articolo di Chiara Rizzica Biennale di Architettura di Venezia: dieci cose belle e interessanti pubblicato su “Gli Stati Generali” il 10 Giugno 2016
LO SPAZIO TRA TERRA E CIELO
Conversazione con Manuel Aires Mateus
A CURA DI:
Luigi Pellegrino
COORDINAMENTO ESECUTIVO:
Antonio Maria Privitera
PERIODO:
28 Maggio 2016
LUOGO:
Tese dei Soppalchi, Arsenale di Venezia